Sicura sia l’abito giusto? Viaggio tra gli atelier – Parte 11

Sicura sia l’abito giusto? Viaggio tra gli atelier – Parte 11

“Spesso capita che il primo abito che le future spose provano, sia proprio quello creato apposta per loro”. Ci racconta di come avviene questo piccolo “miracolo” Livia, titolare della boutique “Il Giardino Fiorito delle Spose” di Roma: “Il segreto è ascoltare tantissimo quello che hanno dentro e riuscire a smussare la loro ‘ansia da prestazione’. La scelta dell’abito è un momento in cui ci si mette a nudo interiormente. Per me è come riuscire a vestire la sposa che ciascuna di noi ha dentro”.

Una laurea in Lettere con indirizzo antropologico, poi l’opportunità di potersi dedicare al mondo della sposa è arrivata con la proposta da parte di sua mamma (che ha sempre lavorato nel wedding) di prendere lei la guida dell’atelier. Era il 2007, Livia viveva a Chicago: ha riconosciuto così la sua strada ed è tornata in Italia. “Ho capito che era un modo unico per entrare nel cuore delle persone e allora ho sentito che volevo far parte di questo mondo fatto di profondità”, ci racconta entusiasta. “Del mio mestiere adoro fare belle le donne, mi fa sentire bene: mi commuovo anch’io quando le vedo piangere, ridiamo insieme, ho il privilegio di poter condividere con loro un momento tra i più importanti e sognati della vita di ciascuna”.

Abbiamo quindi chiesto a Livia qual è l’errore che non devi assolutamente compiere nella scelta dell’abito per il tuo giorno più importante. Quello di non rispettare te stessa, ci ha spiegato, “perché non è come nelle riviste, è la realtà. Il momento più bello è proprio quando si riconosce il proprio abito, magari dopo un pianto liberatorio: è come se ogni futura sposa tornasse bambina e diventa ai miei occhi di una bellezza travolgente”.

Tra gli abiti che Livia sceglie per il suo atelier, ci sono quelli di Elisabetta Polignano: “Li amo per il taglio, la vestibilità, la carica innovativa, per essere ‘made in Italy‘ – ci spiega -. Hanno mille sfaccettature, mille personalità. E poi tra noi c’è una grande stima reciproca, professionale e a livello umano”. Come nel rapporto che lei stessa instaura con le sue future spose: “Mi restano legate, non le lascio mai sole. È come se in ognuna di loro ci fosse una piccola parte di me. Che resta anche dopo il giorno del ‘sì’. Lo sento, ad esempio, quando mi mandano le foto del matrimonio: lì capisco di essere entrata nel loro cuore”.

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